Nuovi guai per il campione italiano di tennis Jannik Sinner: dopo essere risultato positivo a un test antidoping, la Wada ha presentato ricorso al Tas, riconoscendo al campione una certa percentuale di colpa.
Negli scorsi mesi, gli italiani hanno iniziato a seguire in modo decisamente più presente, il tennis, appassionandosi alle vicende di un ragazzo che, partita dopo partita, si è dimostrato un grandissimo campione, capace di toccare le vette mondiali di questo sport. Jannik Sinner è stato in grado, armato soltanto di una racchetta e di un atteggiamento umile ma vincente, a conquistare i cuori degli italiani.
Ha fatto tanto discutere la notizia di qualche mese fa, secondo cui Sinner sarebbe stato trovato positivo a sostanze dopanti somministrategli, a sua insaputa, dal suo fisioterapista, che avrebbe utilizzato un tipo di pomata contenente sostanze proibite. Nonostante il Tribunale arbitrale dello Sport abbia assolto Sinner, in quanto ritenuto non consapevole di tale somministrazione, la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha presentato ricorso.
Cosa succede adesso?
Mentre il campione italiano potrà continuare a giocare e a calcare i più importanti palcoscenici tennistici del mondo in attesa della sentenza del Tas, l’attenzione è tutta puntata su una mossa inaspettata della Wada. Nonostante paresse che la vicenda doping fosse ormai chiusa, l’agenzia mondiale antidoping non ha condiviso l’opinione dell’International Tennis Integrity Agency, che aveva stabilito l’innocenza di Sinner.
È stato dunque presentato un ricorso, che mira ad accertare le effettive responsabilità di Jannik Sinner nella vicenda, sottintendendo una consapevolezza nell’assunzione della sostanza nota come Clostebol. La richiesta della Wada è che Sinner abbandoni i campi da tennis professionistici, per un periodo variabile che può andare da uno a due anni.
A commentare la decisione della Wada di presentare ricorso, è proprio Jannik Sinner durante una conferenza stampa tenuta a Pechino, subito dopo aver passato il turno contro Safiulin. Sinner si è detto sorpreso e deluso della decisione della Wada. Nonostante tutto però, si è mostrato sereno e, secondo quanto dice, sicuro del fatto di riuscire a provare la sua innocenza e la sua estraneità ai fatti. Ha infatti aggiunto “non posso controllare tutto”.
A innescare la vicenda era stato l’utilizzo del Trofodermin, un farmaco da banco regolarmente venduto in Italia, che il suo fisioterapista, tale Giacomo Naldi, avrebbe utilizzato per curare al tennista una piccola ferita. Il farmaco conteneva però, Clostebol, che è stato così assorbito dall’organismo, seppur in minima parte. Il fisioterapista è stato poi licenziato. Sulla vicenda giudiziaria, si è espresso anche il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, che ha confermato la fiducia nel giudizio del Tas, dopo che è già arrivata:“l’assoluzione da parte di ben tre organi indipendenti”.