Il caso di Chiara Petrolini, la mamma dei due neonati sepolti in provincia di Parma, va avanti: la 21enne si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
Continuano senza sosta le indagini sul caso di Chiara Petrolini, la 21enne originaria di Traversetolo, in provincia di Parma, accusata di aver lasciato morire suo figlio appena nato e averlo seppellito nel giardino di casa e, allo stesso tempo, sospettata di aver compiuto lo stesso gesto con un altro neonato nato l’anno prima dato che i suoi resti sono stati trovati di fianco al corpicino del primo ritrovamento; per adesso, però, la studentessa prende tempo con l’aiuto del suo avvocato.
La prima svolta nel caso è arrivata una settimana fa quando il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Chiara Petrolini dopo l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere in attesa di ulteriori sviluppi; la procura di Parma, come detto, continua a indagare per capire soprattutto se la sua famiglia e il suo ex fidanzato erano a conoscenza di questo tragico atto oppure se, come anche si sospetta, la 21enne ha agito da sola senza l’aiuto di nessuno.
Al momento però le indagini hanno subito una lieve frenata dato che Chiara Petrolini si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio con il gip Luca Agostini: un incontro durato circa 40 minuti da quando la 21enne è giunta intorno alle 14:24 per poi lasciare l’aula del Tribunale intorno alle 15. Per adesso dunque non ci sono state dichiarazioni e Chiara Petrolini resta ai domiciliari fino a nuovi sviluppi.
A cosa serve la “facoltà di non rispondere”: la scelta dell’avvocato difensore
La scelta di rimanere in silenzio durante l’interrogatorio è stata commentata dall’avvocato difensore Nicola Tria, il quale ha specificato che si tratta di una scelta prettamente tecnica e che non esclude dichiarazioni future da parte della sua assistita in futuro sottolineando come la stessa Chiara Petrolini è stata comunque ascoltata altre due volte in passato in altre istanze.
La scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere non è stata certamente una scelta facile da parte della difesa, questo perché una scelta del genere può avere delle ripercussioni: il silenzio, in alcuni casi, potrebbe essere valutato come presunzione di colpevolezza e quindi utilizzato come indizio dagli inquirenti fino anche a influenzare le decisioni del giudice per la sentenza finale, in ogni caso, qualora non ci fossero altre dichiarazioni future, l’accusa potrebbe comunque avvalersi delle dichiarazioni precedenti che, come ammesso dallo stesso avvocato, ci sono state.
Nel caso specifico di Chiara Petrolini potrebbe essere che la difesa abbia voluto mantenere il silenzio per prendere più tempo e vederci più chiaro nella questione, dato che la facoltà di non rispondere spesso viene utilizzata proprio per acquisire informazioni aggiuntive col passare del tempo; questa scelta, inoltre, potrebbe risultare utile anche per gli investigatori designati per il caso che hanno messo sotto sequestro la villa e stanno cercando altri indizi per capire se ci sono altre persone coinvolte con intercettazioni ambientali.