La macchina del suicidio: no, non siamo in una puntata di Futurama. Basta un click

La “macchina per suicidarsi” esiste davvero: non siamo in un film di fantascienza o in una puntata di Futurama, ma nella realtà.

L’eutanasia è ancora oggi un tema molto scottante e controverso e, purtroppo, ci vorrà ancora del tempo prima che questo argomento possa mettere d’accordo tutti: da una parte c’è il punto di vista di chi dice che non è corretto decidere per la vita altrui e scegliere di “staccare la spina” ai malati terminali a loro insaputa, dall’altra c’è invece chi afferma che si tratta di una decisione presa solamente per porre fine alle sofferenze della persona malata e dei suoi cari, ma chiaramente tra questioni etiche e legali è una situazione certamente delicata.

Sarco capsula del suicidio
Ecco la “macchina del suicidio”: non è una creazione di fantasia, esiste davvero (FFWebMagazine.it) – Foto ANSA

Come accennato in precedenza, al di là dei discorsi etici che sono importanti e fondamentali, ci sono anche questioni legali ed è per questo motivo che in molti Paesi l’eutanasia o il suicidio assistito non sono consentiti dalla legge: solamente in alcune Nazioni del mondo, come ad esempio gli Stati facenti parte del Benelux e la Svizzera, hanno reso legale il suicidio assistito e di conseguenza l’avanguardia tecnologia in campo medico si evolve anche in questo senso.

Tra le novità tecnologiche in campo di eutanasia e suicidio assistito che hanno fatto discutere il mondo intero negli ultimi tempi c’è sicuramente quella che è stata definita da molti la “macchina del suicidio”, ideata e messa a punto già da diversi anni, ma che sta rimbalzando sui social negli ultimi casi per un motivo particolare. Non siamo in un film di fantascienza, ma è la realtà dei fatti e la notizia ha scioccato il mondo intero.

Ideata il primo dispositivo per il suicidio: si chiama “Sarco”

La “macchina del suicidio”, così come è stata chiamata dalle persone che l’hanno vista, è il primo dispositivo tecnologico per l’eutanasia costituito da una capsula removibile: il suo nome è Sarco Suicide Pod anche se spesso è riportato semplicemente come Sarco, diminutivo di sarcofago, il che è tutto un programma. La macchina è stata ideata dall’attivista australiano Philip Nitschke nel 2017, il quale nel 2021 ha ricevuto l’autorizzazione legale per l’utilizzo in Svizzera che, come detto, è uno dei Paesi che consente il suicidio assistito in campo medico.

dispositivo sarco aperto
Primo caso di suicidio nella capsula Sarco: arresti in Svizzera (FFWebMagazine.it) – Foto ANSA

Sarco ha un funzionamento molto preciso: si tratta, come detto, di una capsula richiudibile nel quale viene emanato dell’azoto liquido e che porta dunque il malato terminale a morire per asfissia: si tratta di un procedimento indolore che annulla anche tutte le reazioni dell’organismo e del corpo alla mancanza di ossigeno dunque sensazione di panico, senso di soffocamento e tutti quei meccanismi che il nostro corpo mette in pratica prima di perdere completamente i sensi.

Il dispositivo è stato fortemente criticato sia per il funzionamento, dato che il paziente all’interno della capsula può premere semplicemente un bottone per suicidarsi, sia dal punto di vista etico dato che molti hanno criticato Sarco con l’accusa di aver spettacolarizzato il suicidio. Sarco non era mai stato utilizzato fino a qualche giorno fa quando una donna di 64 anni di origini americane, che soffriva di una grande deficienza immunitaria, si è tolta la vita all’interno della capsula proprio in Svizzera spingendo la polizia locale ad aprire un fascicolo e procedere all’arresto di diverse persone coinvolte nel progetto per istigazione al suicidio.

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