Da cosa nasce l’usanza di gettare una monetina nella Fontana di Trevi e chi fu la prima persona a farlo, creando forse involontariamente, una prosperosa tradizione? E cosa succede con tutto il denaro gettato lì?
Visitare Roma, per noi italiani, è un’esperienza incredibilmente ricca dato che, in maniera decisamente prepotente, ci permette di esperire direttamente con la storia non solo della nostra Nazione ma della miscellanea di popoli che l’hanno attraversata, riuscendo a distinguere stili, epoche, usi e tradizioni che vanno dal passato remoto a quello più prossimo, risultando egualmente affascinanti.
Uno dei riti che ogni turista in visita a Roma avrà voluto compiere almeno una volta, è il lancio della monetina all’interno della Fontana di Trevi. Il lancio, che secondo la tradizione va compiuto girandosi di spalle, con la mano destra e cercando di girarsi giusto un attimo prima che la moneta tocchi l’acqua, ha un valore propiziatorio: compiere questo gesto significa che, certamente, in futuro si farà ritorno a Roma.
Ultimamente, anche nelle nuove puntate della serie di successo Emily in Paris, abbiamo potuto apprezzare la protagonista che si accinge a compiere questo gesto scaramantico ed il suo accompagnatore che le spiega il significato del tutto: lanciare una monetina significa tornare a Roma, lanciarne due significa tornare e trovare l’amore, lanciarne tre vuol dire che si tornerà, ci si innamorerà e ci si sposerà. Spoiler: Emily sceglie di non buttare la terza monetina!
Ma andando oltre la tradizione, ci sono degli interrogativi di cui non tutti conoscono la risposta.
Cosa c’è da sapere
Rispondiamo a una prima domanda: cosa succede a tutti i soldi che si accumulano nella Fontana di Trevi? Beh, questi vengono raccolti da addetti del Comune, 3 o più volte a settimana. Il Comune di Roma provvede poi, a donare in beneficenza l’intera somma raccolta. A beneficiarne maggiormente dunque, è la Caritas, il cui ricavato dalla raccolta nella Fontana costituisce circa il 15% degli introiti annuali, che vengono poi riutilizzati per vari servizi erogati ai bisognosi.
La seconda domanda a cui rispondere è: quali sono le basi storiche dietro questa tradizione? Qui la risposta ha uno sfondo più probabilistico: si pensa infatti che sia da attribuire al valore catartico che, popolazioni celtiche e germaniche, attribuivano sia all’acqua che all’atto del gettare degli oggetti al suo interno, operazione che veniva compiuta sia con le armi dei soldati uccisi che con monete in rame e argento.
L’obiettivo era quello di ingraziarsi le divinità che popolavano i corsi d’acqua, tra cui, la più celebre del panorama norreno in correlazione all’acqua, Mimir, che si dicesse fosse custode di una magica fonte. Certo, l’attaccamento alla ritualità dell’acqua ha radici molto più profonde, dato che già nei primi filosofi come Talete, questa costituiva il cosiddetto ἀρχή (arkè) ovvero l’elemento da cui origina la vita.
Ma chi fu la prima persona a dare il via al rito della Fontana di Trevi? A quanto pare, il primo fu l’archeologo tedesco Wolfgang Helbig intorno alla fine dell’800, che, dopo aver studiato per un periodo a Roma, amareggiato dal doverla lasciare, gettò una monetina nella Fontana di Trevi, adducendo come motivazione che facendo ciò, vi sarebbe sicuramente ritornato. E il rito ebbe esito positivo, dato che Helbig tornò a Roma, dove morì poi nel 1915.