Lo stereotipo sul fatto che le bionde siano più stupide o comunque meno intellettivamente dotate delle brune è davvero antico. Ma com’è nato questo falso mito?
Facile pensare che l’associazione forzata e denigratoria fra bionde e stupidità sia un pregiudizio culturale di matrice maschile. Le bionde sono spesso ridotte al prototipo della donna attraente e quindi a oggetti sessuali dalla mentalità maschile. E una donna intelligente e sicura di sé è ovviamente una “preda” più difficile da conquistare, o comunque in sé più complicata, rispetto a una possibile referente meno furba e sveglia.
Da qui la formazione ideale di un’associazione fra capelli biondi, avvenenza e stupidità: il sogno dichiarato o proibito di molti maschi. Ma siamo certi che la mentalità maschile abbia oggettivato tale stereotipo istintivamente? Sembrerebbe infatti molto più probabile, come in molte altre questione di ordine culturale, un influsso esterno (ovviamente sempre basato su un pensiero reattivo irrazionale e pregiudiziale).
In questo senso il vero colpevole del pregiudizio che vede le bionde come stupide è il cinema. O meglio: un certo tipo di cinematografia, associata alle pubblicità e all’intrattenimento sulla carta stampata, che ha ridotto negli anni ’40 e ’50 le donne bionde a personaggi frivoli.
Sembra assurdo dirlo, ma negli anni tantissimi studi si sono impegnati per capire se questo pregiudizio potesse avere un minimo senso. E, naturalmente, tutti hanno risposto che il colore dei capelli non ha nulla a che fare con il quoziente intellettivo di un individuo. Altri studi hanno invece cercato di capire se l’associazione possa essere nata da una “sensualizzazione” della donna bionda. E in effetti, risulta che in molti Paesi, specie quelli anglosassoni, le bionde sono percepite come più affascinanti e attraenti dai maschi.
Come nasce l’assurdo pregiudizio delle bionde stupide: storia di uno stereotipo
Da centinaia di anni i capelli biondi, nella cultura occidentale, sono percepiti come un attributo erotico. Ciò dipende in parte dal fatto che la pigmentazione chiara è statisticamente meno diffusa di quella scura. La prima associazione pregiudiziale è quindi quella fra capelli biondi e bellezza. Da qui la bionda si è presto trasformata nel prototipo di donna che fa affidamento sul proprio aspetto piuttosto che sull’intelligenza.
Anita Loos ha reso popolare l’idea di una preferenza maschile nei confronti delle bionde nel suo romanzo del 1925 Gli uomini preferiscono le bionde, poi trasposto al cinema con Marylin Monroe nei panni della protagonista. Hollywood ha così reso in breve tempo il personaggio della donna bionda, attraente e un po’ svampita una vera e propria maschera ricorrente. E il pregiudizio si è ingigantito.
Alfred Hitchcock ha preferito affidare spesso a donne bionde i ruoli più importanti nei suoi film proprio perché credeva che il pubblico le avrebbe associate subito a un personaggio e innocuo: il fine era quello di stupire l’uditorio con un personaggio dalle risorse nascoste.
La radice del pregiudizio che vede le donne bionde come stupide, secondo qualche storico, può essere fatto risalire al Settecento. La prima vera “stupida bionda” sarebbe stata una cortigiana francese di nome Rosalie Duthé, satirizzata in un’opera teatrale del 1775 Les Curiosités de la Foire per la sua abitudine di fermarsi a lungo prima di parlare per decidere cosa dire.