Da secoli, in molti paesini del Sud Italia, è in auge un’antica tradizione funebre, che nel Salento viene storicamente interpretata dalle cosiddette Prefiche.
Sono donne chiamate a piangere il defunto, con particolare enfasi, pur non conoscendolo personalmente. Ancora oggi, anche se più raramente, nelle case colpite da un lutto o durante lo svolgimento dei riti funerari, è possibile incontrare qualche vecchietta tutta vestita di nero che si dispera con accorate litanie.
Probabilmente si tratta di una professionista, cioè di una donna pagata per celebrare attraverso il pianto disperato un rito drammatico associato all’evento luttuoso. In Salento, la tradizione popolare chiamava queste donne le Rèpute. Nel resto del Sud Italia tali professioniste sono dette chiangimorti o chiagnimuorti. Sempre in Puglia, sono note anche come Prefiche, che è anche il nome con cui poi sono spesso definite in italiano.
Oggi ne restano poche. Ma fino a qualche decennio fa, nell’Italia meridionale, erano presenze fisse in ogni funerale popolare. Vestite con abiti scuri e coperte in volto con un velo nero, si recavano presso la dimora in cui giaceva il defunto. Anche senza invito. Poi si stringevano intorno al feretro e cominciavano a compiangerlo, disperandosi, o a elogiarne le virtù. Importantissime erano i pianti, le grida strazianti e i gesti di disperazione, come battersi il cuore o strapparsi i capelli.
Pare che l’origine di questa usanza sia orientale, e che sia giunta in Italia meridionale attraverso i Bizantini. Di certo in alcune zone rurali della Grecia, della Romania e dell’Albania, le rèpute sono ancora attive. E lo erano probabilmente già in tempi antichissimi: anche Omero fa menzione di donne pagate per piangere la morte di sconosciuti.
In Italia erano diffuse in tutto il Mezzogiorno e nelle Isole fin dal Medioevo, ed erano anche riconosciute dall’autorità ecclesiastiche. I vescovi delle città erano soliti autorizzarle con un permesso speciale.
Come delle consumate attrici, sapevano inscenare il pianto disperato e crisi di panico, con singhiozzi, nenie capaci di commuovere tutti gli altri convenuti e preghiere cantate ricche di pathos. Proprio le nenie cantante per secoli dalle Prefiche pugliesi e siciliani sono di chiara origine greca.
Esiste un bel documentario chiamato Stendalì – Suonano ancora diretto da Cecilia Mangini, nato da un soggetto di Pier Paolo Pasolini, che mostra da vicino questi riti di canto funebre con le nenie delle Prefiche e il loro show. Situazioni analoghe, con figure rituali simili, si incontrano anche in Irlanda, Egitto e Cina.