Le proposte del Governo Meloni sulla Riforma legata al tema pensione non convincono per nulla sindacati e lavoratori, ma l’esecutivo punta a far entrare in vigore il nuovo sistema quanto prima.
A che punto siamo con la riforma pensionistica? Tutto per ora sembra inesorabilmente fermo. E con l’estate si andrà incontro, inevitabilmente, a un’altra lunga pausa nel processo di attuazione di una riforma complessa e già molto criticata, su più fronti. C’è ancora tanto lavoro da fare, anche se il Governo si professa fiducioso.
Dopo l’ultimo confronto fra Governo e sindacati, andato in scena il 30 maggio scorso a Palazzo Chigi, sembra che non siano stati fatti passi avanti. Sindacati e lavoratori continuano ad avere molte riserve sulla riforma promossa per la pensione dal Governo Meloni.
L’ipotesi più plausibile è che, in ogni caso, si andrà a rilento. Il Governo vorrebbe introdurre con l’arrivo del 2024 Quota 41 senza limiti anagrafici ma bisogna fare i conti con le resistenze del mondo sindacale e con vari problemi tecnici. Il disegno complessivo voluto dall’esecutivo mira, com’è noto, a razionalizzare gli strumenti di prepensionamento, inserendo alcune misure strutturali ed eliminando le quote sperimentali come Quota 100 e Quota 103.
Per far ciò è necessario incentivare un percorso di adesione ai fondi integrativi di pensionamento, con sgravi fiscali. Ma è proprio questa l’idea che non piace a lavoratori e sindacati e che frena la riforma sulle pensioni. Salvini e Meloni hanno parlato molto durante la campagna elettorali di una nuova riforma, e ora vorrebbero impostare l’impianto entro settembre in modo da far entrare in vigore il possibile tutte le novità.
In passato il Governo ha infatti lasciato intendere di voler partire con la riforma pensionistica dal gennaio 2024. Ma mancano ancora tanti passaggi. Per esempio bisogna ancora valutare la spesa pensionistica complessiva. E poi c’è bisogno di valutare gli effetti di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e ricambio generazionale.
Marina Elvira Calderone, ministro del lavoro, vorrebbe sfruttare al massimo l’opportunità fornita dai tavoli tecnici e dare maggiore importanza al confronto complessivo. “L’incontro di Giorgia Meloni con le parti sociali è stato soprattutto il focus sulle generazioni future“. Il Governo vuole dunque mappare tutta la spesa pensionistica e comprendere quali potrebbero essere i costi effetti della riforma.
Importantissimo è valutare l’impatto che questo sforzo potrebbe avere sui conti dell’INPS. In un’analisi sullo stato dell’arte della riforma della pensione e delle risposte dei lavoratori, il Sole 24 Ore tira in ballo la possibilità di innesco di una “bomba sociale“. Ed è questo che il presidente Meloni vuole evitare. L’idea dichiarata è infatti quella di garantire la tenuta del sistema previdenziale per almeno un paio di decenni.
Per i giovani con carriere discontinue dovrebbe, anche, scattare una nuova copertura pensionistica di garanzia. Si studiano poi forme di potenziamento della posizione pensionistica in modo da formare in modo consapevole una futura rendita adeguata al tenore di vita. Infine si punta a rilanciare la pensione integrativa.
Il Governo punta poi a lanciare campagne di adesione ai fondi pensione e a promuovere un “nuovo anno zero” per la destinazione del Tfr dei lavoratori dipendenti alle forme complementari. Tutto questo attraverso agevolazioni e sgravi fiscali. Sarà sufficiente per realizzare la riforma?