Molte persone si trasferiscono all’estero. Ma cosa succede ai contributi versati per la pensione? Scopriamolo insieme.
Ogni anno milioni di italiani lasciano il bel paese per volare in posti dove la vita costa meno o dove ci sono più opportunità di lavoro. In questo articolo vi spieghiamo cosa accade ai contributi che avete versato per la pensione se decidete di lasciare l’Italia.
Il carovita, gli affitti sempre più alti, le bollette alle stelle e le poche prospettive di carriera spingono un numero crescente di italiani a prendere un volo e non tornare più a vivere in Italia. Da un lato si cercano Paesi in cui la vita costi meno e segua ritmi meno frenetici; dall’altro si cercano posti in cui far fruttare le proprie competenze o in cui le opportunità di lavoro siano maggiori.
Anche la tassazione non aiuta: le tasse in Italia sono tra le più alte. Questo fa fuggire non solo le persone ma anche molte imprese. Sotto questo aspetto il Governo Meloni ha deciso di intervenire con una riforma fiscale che coinvolgerà tutte le principali imposte del nostro sistema tributario. Verranno abbassate le aliquote Irpef e verrà rivista l’Ires in modo da agevolare le aziende che assumono.
Ecco cosa succede alla tua pensione se ti trasferisci all’estero
A lasciare l’Italia definitivamente non sono solo i pensionati in cerca di paradisi terrestri in cui le tasse sulle pensioni sono più basse. Anche migliaia di giovani, ogni anno, prendono il volo verso Paesi in cui ci sono maggiori opportunità di lavoro e carriera. Ma cosa succede ai contributi per la pensione versati in Italia? C’è il rischio di perderli e, dunque, di dover andare in pensione più tardi?
Se una persona si trasferisce in uno Stato membro dell’Unione europea, non c’è alcun problema: in virtù della libera circolazione dei lavoratori, l’Ue garantisce le prestazioni previdenziali a tutti i residenti dei Paesi membri.
Detto in parole semplici i contributi che avete versato in Italia andranno a sommarsi a quelli che verserete nel nuovo Stato in cui vi trasferirete. Esiste però un vincolo di cui tener conto: il Paese chiamato a effettuare il calcolo finale richiederà un minimo di contributi versati all’interno dei suoi confini. Ad esempio se vi trasferirete a Lanzarote – nelle isole Canarie, in Spagna- per poter andare in pensione dovrete versare almeno un anno di contributi.
Per chi, invece, decidesse di trasferirsi al di fuori dell’Unione europea, le cose potrebbero essere un po’ diverse. C’è da dire che, a tutela dei cittadini italiani, ci sono degli accordi internazionali di sicurezza sociale. Le specifiche norme possono cambiare a seconda del Paese estero di riferimento ma, in linea generale, si garantisce la portabilità dei diritti dei cittadini.
In Italia, ad esempio, per andare in pensione sono necessari almeno 20 anni di contributi ma non necessariamente devono essere stati versati tutti nel nostro Paese. Funziona così praticamente ovunque e i contributi vanno a sommarsi. Tuttavia bisogna tener conto di una cosa: ogni Stato farà valere le proprie norme. Pertanto se si versano 10 anni di contributi in Italia, 5 in Spagna e 5 negli Stati Uniti, ad esempio, verranno applicati ben tre criteri differenti che su certi aspetti potrebbero essere completamente diversi.