Da tutta Italia arrivano segnalazioni di spiagge invase da piccoli dischetti in plastica dalla forma insolita. Cosa sono? Da dove vengono?
Al giorno d’oggi non è un evento raro passeggiare per le spiagge e adocchiare rifiuti sparsi tra rocce e sabbia: un bicchiere di plastica lì, un mozzicone di sigaretta là. Il problema dell’inquinamento ambientale diventa palese dando uno sguardo alle nostre spiagge. Ultimamente però sono stati in molti i cittadini che hanno segnalato il ritrovamento di uno strano rifiuto, in plastica e dalla forma molto particolare, che è stato ritrovato in diverse spiagge sparse per l’Italia. Si tratta di piccoli dischetti in plastica, bianchi e con dei forellini, con una forma quasi simile ai raggi di una ruota. Vi è mai capitato di vederli?
Gli strani oggetti misteriosi hanno incuriosito e preoccupato i tanti che ne hanno trovato a decine, sparsi su spiagge molto distanti tra loro. Svelare il mistero di questi dischetti è semplicissimo, e adesso vi diciamo di cosa si tratta. Questi piccoli aggeggi in plastica non sono altro che filtri a biomassa adesa. Si tratta di uno dei sistemi di depurazione delle acqua reflue: il secondo sistema è quello a biomassa sospesa, che utilizza i fanghi attivi, liberi di muoversi all’interno della massa liquida e raccogliere le impurità. Queste due categorie si dividono ulteriormente in sistemi a supporti fissi (come i letti percolatori) e sistemi a supporti mobili, come i dischi biologici.
Avete trovato dei dischetti in plastica sulla spiaggia? Ecco che cosa sono in realtà
I misteriosi dischi in plastica, riversatisi sulle spiagge negli ultimi tempi, non sono altro che un sistema di filtraggio appartenente a quest’ultima categoria, quella dei filtri a biomassa adesa con supporto mobile. Questi, come abbiamo spiegato, servono a depurare le acque di scarico che confluiscono nei sistemi fognari cittadini e garantirne il suo riutilizzo in totale sicurezza per uso domestico e industriale. Ultimamente a riportare l’attenzione sul fenomeno è stata la pagina Facebook Archeoplastica, un progetto guidato da Enzo Suma, una guida naturalistica pugliese, che propone un museo virtuale di oggetti raccolti sulle spiagge.
Tra gli oggetti catalogati figurano anche i piccoli dischetti in plastica, che nel 2018 si riversarono a migliaia in diversi tratti costieri del Mar Tirreno Centrale. Dopo le prime indagini della Capitaneria di Corpo e della Guardia Costiera, si scoprì che i migliaia di dischetti si erano riversati nel Mar Tirreno a causa del cedimento strutturale di una delle vasche del vicino impianto di depurazione delle acqua. Nel dettaglio, l’impianto di trovava in Campania, vicino il fiume Sele, attraverso il quale i piccoli sistemi di filtraggio sono arrivati in mare; poi la corrente ha trasportato i dischi in plastica in tutta la zona circostante, in particolare sull’isola di Ischia, sul litorale della Campania e del Lazio, tra Fiumicino e Anzio. Insomma, un oggetto che dovrebbe aiutare a tenere pulito il nostro mondo, ha finito, paradossalmente, per inquinarlo.