Pelè e l’incredibile storia legata ad un paio di scarpe. Riviviamo un momento unico, e a molti sconosciuto, che ha visto protagonista il più grande calciatore di tutti i tempi.
Vi sono storie che rimangono nascoste per decenni, sepolte dalla polvere del tempo e conservate soltanto in piccoli scrigni nella memoria di pochi. Vi sono poi storie che nascono da momenti e situazioni insospettabili, dietro cui nessuno avrebbe mai potuto immaginare che vi fosse celato un segreto inconfessabile.
Ci ha lasciato il 29 dicembre 2022 Edson Arantes do Nascimento, per tutti, e per sempre, semplicemente Pelè, il più grande calciatore di tutti i tempi. In quasi 300mila lo hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio ed oggi il grande campione brasiliano riposa a due passi dallo stadio del Santos, nel “teatro” dove ha costruito il suo mito. Infiniti gli aneddoti e le storie sul campione brasiliano, innumerevoli come i gol realizzati e le gioie regalate al suo popolo di cui è diventato uno dei simboli universali. Eppure, a distanza di oltre cinquant’anni, viene alla luce un episodio di cui pochi sono a conoscenza. Un piccolo-grande segreto.
Pelè e quel paio di scarpe
Siamo in Germania, alla metà degli anni 20′. I fratelli Adolf e Rudolf Dassler sono conosciuti nel loro paese di Herzogenaurach, in Baviera, come “i ragazzi della lavanderia” dal momento che aiutano la loro madre Paulina alla pulizia dei panni sporchi.
I due fratelli hanno fondato un’azienda che produce scarpe da calcio. Nemmeno loro avrebbero potuto immaginare il successo che ne sarebbe derivato. La popolarità e la rivalità, però, li hanno portati a dividersi. Adolf ha creato l’Adidas, Rudolf la Puma. Pelè è già il simbolo del calcio mondiale, ma i due fratelli promettono di non far sottoscrivere al fuoriclasse brasiliano alcun accordo commerciale.
Rudolf però non ha mantenuto la promessa fatta a suo fratello ed ha offerto un’ingente somma, 120mila dollari, come ci informa fanpage.it, per far indossare al numero 10 brasiliano le scarpette Puma in un incontro dei Mondiali di calcio in Messico, anno 1970. E per rendere il momento “commercialmente indimenticabile ed impagabile”, Pelè avrebbe dovuto far finta di allacciarsi entrambe le scarpette prima del calcio d’inizio, quando gli occhi del mondo erano tutti posati su di lui.
Il fuoriclasse brasiliano, prima del fischio di inizio dell’incontro che ha visto la nazionale verdeoro affrontare il Perù, all’interno del cerchio di centrocampo, ha fatto finta di allacciare entrambe le scarpette marcate Puma. Il cameraman, anche lui “indottrinato” economicamente, ha sapientemente puntato l’occhio della sua telecamera su quelle scarpette che sono entrate, in quei secondi, nella case di milioni di persone, nei quattro angoli del mondo. Risultato finale scontato, dal momento che la Puma ha battuto quell’anno tutti i record di vendite. Così come il Brasile che ha battuto il Perù e si avviava a vincere il mondiale, il terzo titolo per Pelé. Il precursore dello sfruttamento dei diritti di immagine nel calcio.