Novità in arrivo per il Reddito di cittadinanza direttamente dall’Europa e potrebbero completamente stravolgere la situazione.
In questi mesi molto difficili per i percettori del bonus c’è grande attenzione e anche una serie di revisioni previste che potrebbero portare a novità e cambiamenti che arrivano all’improvviso per coloro che percepiscono il Reddito di cittadinanza.
Questo potrebbe portare non solo a cambiamenti futuri ma anche a variazioni nell’immediato con una modifica strutturale del Reddito e delle caratteristiche relative.
Cambia il Reddito di cittadinanza
Se il nuovo Governo vuole predisporre l’eliminazione del beneficio che in questi anni ha permesso di salvaguardare moltissime famiglie, sicuramente ci sono delle novità inattese soprattutto per quanto riguarda proprio l’accesso al bonus.
Secondo l’Europa infatti, uno dei requisiti predisposti per la richiesta è ritenuto discriminatorio. In particolare si tratta della residenza in Italia di cui il Paese dovrà rispondere entro due mesi proprio alla Commissione Europea. Se non ci sarà un parere motivato sarà necessario per l’Italia pagare una sanzione. Il 15 febbraio infatti sono già state avviate le procedure di inflazione contro l’Italia che in questo modo verrebbe meno alla libera circolazione dei lavoratori.
Il requisito della residenza sul territorio italiano risulta essere discordante con la normativa in vigore. Questo in realtà non riguarda solo il Reddito di cittadinanza ma anche gli altri benefici come l’Assegno Unico per i figli. Come stabilito dalla normativa italiana per ricevere i sussidi bisogna avere la residenza continuativa sul territorio da almeno 2 anni per il bonus figli e da almeno 10 anni per il Reddito di Cittadinanza.
Il requisito della residenza potrebbe cambiare
Secondo l’Europa questa regola impedirebbe la libera circolazione dei cittadini che invece secondo le norme comunitarie possono spostarsi nei territori senza vincoli particolari. Il requisito che richiede 10 anni di residenza di cui almeno 2 consecutivi quindi potrebbe presto essere cancellato, aprendo il beneficio a una molteplicità di persone.
Secondo il regolamento (UE) n. 492/2011 e della direttiva 2004/38/CE, le prestazioni devono essere aperte a tutti i cittadini europei, coloro che lavorano o che hanno perso il lavoro, indipendentemente da dove hanno soggiornato in passato. L’Europa specifica che la condizione andrebbe modificata con una residenza in Italia da 3 mesi e non da 10 anni anche perché questo requisito potrebbe essere causa di impedimento per la movimentazione nel territorio. I cittadini italiani, per paura di perdere il beneficio, potrebbero evitare di intraprendere la ricerca anche in altri Paesi di lavoro.
Secondo l’Europa il requisito dei 10 anni è una discriminazione indiretta che mina la protezione internazionale violando la direttiva apposita.