Se in passato i cittadini si sono ritrovati a dover pagare tributi assurdi, oggi continuano ad essere diversi i casi in cui vengono pagate tasse a dir poco particolari.
Le tasse sono un argomento sempre molto discusso, benché parte della società da migliaia di anni. Già ai tempi dell’antico Egitto e dell’antica Roma i cittadini dovevano pagare tributi che oggi considereremmo totalmente assurdi. Eppure, anche ai giorni nostri continuano ad esistere tasse a dir poco particolari. Recentemente in Italia ha fatto storcere il naso la decisione di introdurre non una ma ben due nuove tasse che hanno a che vedere con il turismo ed i giochi di intrattenimento. Ma queste non sono le uniche imposte peculiari volute dal Governo.
Quando si parla di tasse, si fa riferimento ad un tributo che viene pagato dai privati, solitamente allo Stato o ad un altro ente pubblico, in modo da poter utilizzare determinati servizi. Le tasse hanno un’origine antica e nel corso della storia si sono collegate ad importanti avvenimenti politici e sociali. Un esempio è dato dalla Rivoluzione americana, che ha portato all’imposizione del principio “no taxation without representation”, per cui i cittadini che pagano tributi hanno diritto ad un’adeguata rappresentazione parlamentare.
Allo stesso modo, l’imposizione delle tasse deve provenire da una decisione presa dai rappresentanti dello Stato e riguardare i servizi di cui usufruiscono coloro che pagano. I tributi, in realtà, esistono da molto prima della Rivoluzione che ha portato all’indipendenza degli Stati Uniti. Nell’antico Egitto, per esempio, esisteva una tassa sull’olio, bene di cui la produzione apparteneva esclusivamente ai faraoni. Mentre nell’antica Roma veniva tassata l’urina, usata per lo sbiancamento dei denti, l’abbronzatura e la pulizia della lana.
Le tasse più assurde: da ieri a oggi
Se l’idea di un tributo sull’urina vi sembra strana, dovete sapere che ai tempi esisteva anche un tributo per gli scapoli (una tassa riservata alle persone che, a 38 anni compiuti, non si erano ancora sposate). I cavalieri inglesi intenzionati a partecipare alla guerra dovevano pagare la cosiddetta “tassa del codardo”, mentre nella Francia di metà 1300 bisognava pagare una tassa sul sale. In Russia, alla fine del 17esimo secolo, lo zar ha pensato di introdurre una tassa sulla barba, per incitare i suoi cittadini ad imitare gli occidentali e radersi.
Coloro che si rifiutavano di pagare o che non ne avevano la possibilità, venivano puniti con il carcere. Gli anni passano ma non smettiamo di pagare tasse assurde. Lo sanno bene i new yorkesi, che devono pagare una tassa per i bagel acquistati in negozio.
Oppure i cittadini dell’Illinois, i quali pagano tasse per caramelle e dolci vari. In Europa, diversi Paesi hanno iniziato a introdurre tasse sul bestiame, in seguito alle normative che puntano a ridurre le emissioni di gas serra (in particolare per quanto riguarda le mucche). Tornando all’Italia, non molto tempo fa è scoppiata una vera e propria polemica quando è stata annunciata l’intenzione di introdurre una tassa per i turisti che desiderano visitare Venezia.
Si tratta di un ticket d’ingresso, con un prezzo che varia dai 3 ai 10 euro, da versare per poter entrare nella Laguna. Il secondo tributo finito al centro della bufera coinvolge flipper, calciobalilla e tavoli da ping pong, sottoposti alla tassa dell’intrattenimento pari all’8%.