Allerta alimentare per i consumatori poiché rinvenute sostanze altamente tossiche all’interno di alcuni vasetti di pesto alla genovese.
E’ ormai noto che il pesto alla genovese sia la salsa più stuzzichevole e appetitosa per condire un buon piatto di pasta. Realizzato con l’aggiunta o meno dell’aglio, a seconda delle preferenze dei consumatori, il suo profumo è davvero inconfondibile.
E’ difficile trovare delle varianti poiché la ricetta classica prevede l’impiego del basilico, pinoli, pecorino, aglio e olio. Ma solitamente tra gli scaffali dei supermercati troviamo anche altri sughi con la denominazione di pesto ovvero quello trapanese realizzato principalmente con basilico e pomodoro. Infatti il concetto deriva proprio dalla modalità di preparazione ovvero pestare gli ingredienti nel mortaio.
Anche se quando si parla di pesto solitamente ci si riferisce solamente a quello genovese come ha dichiarato lo Chef d’origine ligure Ivano Ricchebono, durante una puntata di E’ Sempre Mezzogiorno da Antonella Clerici. A questo proposito, si aggiunga un dato interessante poiché secondo un’analisi condotta da Everli Italia, il sito e-commerce per la spesa online, c’è stato un innalzamento del trend per i sughi pronti e proprio il pesto si è rivelato il favorito dagli italiani.
Ma purtroppo non tutti sono uguali né tantomeno buoni, specificamente per la salute dell’uomo. Infatti da un ulteriore studio sono emersi risultati agghiaccianti poiché qualche vasetto di pesto si è rivelato intriso di sostanze neurotossiche. In merito si è richiamata l’attenzione da parte di tutti i consumatori, mettendoli così in allarme. Di seguito si riportino maggiori dettagli in merito ai marchi ‘incriminati’.
Pesto alla genovese, quali sono i marchi a cui prestare massima allerta
Sovente il Ministero della Salute è impegnato a monitorare e richiamare i prodotti potenzialmente nocivi per l’uomo, nel caso si ritenesse opportuno. Un’attività che si rivela vitale per i consumatori, resi così consapevoli anche dai pericoli che serpeggiano all’interno di un supermercato, potendoli così evitare e continuando a fare shopping in tutta serenità.
Questa volta però nessun provvedimento da parte del Governo poiché trattasi di uno studio svizzero da parte della rivista K-Tipp che ha condotto alcuni test su determinati sughi al pesto, anche di brand italiani, presenti sul mercato. E’ emerso che, oltre all’aggiunta di ingredienti intrusi all’originale ricetta come le patate o il bambù, solo 3 su un campione di 14 vasetti sono promossi mentre in tutti gli altri sono stati rinvenute sostanze tossiche, in particolare pesticidi, seppur entro i limiti di legge ma altamente pericolosi anche in minime quantità.
Alcuni i marchi sotto controllo come ad esempio Sapori D’Italia in quanto si è rilevata la presenza di propamocarb, un fungicida utilizzato per le colture ma rischioso per l’uomo poiché è elevato il rischio di alterazione del sistema endocrino. Perfino la Barilla è risultata positiva ai pesticidi e agli oli minerali, per quanto riguarda il pesto dal marchio stesso commercializzato. Anche se quest’ultimo ha replicato, giustificandosi e puntando sulle caratteristiche naturali del prodotto, soprattutto della pianta di basilico considerata “suscettibile al fungicida“.
Per non parlare di un altro vasetto di pesto alla genovese, firmato Naturaplan, sottoposto a diversi test per la presenza di nitrati e piccole quantità di cadmio. I primi sono sostanze solitamente impiegati nei salumi e insaccati, insieme ai nitriti e a riguardo l’OMS li ha catalogati come potenzialmente cancerogeni per la salute dell’uomo, se assunti in quantità eccessive. Il secondo è un metallo pesante, assorbito dal fegato e dai reni che a lungo andare può portare ad insufficienza renale oppure ad un’accentuata fragilità delle ossa.
Una rapida panoramica dei prodotti più pericolosi attualmente, al fine di informare i consumatori dei rischi eventualmente incorsi.