Un gesto inqualificabile a un compagno di squadra a Natale: così il giocatore è stato squalificato per razzismo
Da Paola Egonu a Koulibaly, da Osimhen fino a Muntari. Che si calcio o pallavolo il razzismo nello sport continua ad essere una piaga. Lo è sugli spalti e sul campo in tante discipline, dalla pallavolo al calcio.
Sono tante le iniziative che sono state messe in campo in questi anni con spot della Fifa per il calcio alle Ong in lotta contro le discriminazioni razziali ma gli episodi si ripetono nel tempo.
Nel 2014 durante Villarreal-Barcellona, partita valida per la Liga spagnola: dalla bandierina Dani Alves si appresta a calciare un calcio d’angolo. Dagli spalti qualcuno lancia una banana in direzione del brasiliano. Dani Alves si piega, raccoglie il frutto, lo sbuccia e lo mangia come se nulla fosse mentre calcia il corner.
Un’azione destinata a fare il giro del mondo per la sua semplicità e per il valore che rappresenta. Nuovo ed efficace. A fine partita Dani Alves ha motivato il suo gesto: “Sono in Spagna da undici anni e queste cose accadono da quando io sono qui. Ma penso che bisogna ridere di questi ritardati mentali”.
Rugby, il caso Cherif Traoré: squalificato il colpevole
Il lancio della banana è un atto razzista che si ripete e questa volta è capitato in un altro sport: il rubgy. Il pilone del Benetton e dell’Italrugby Ivan Nemer è stato squalificato dal tribunale federale fino al 30 giugno 2023.
Durante la cena della squadra a Natale Nemer ha “regalato” una banana marcia al compagno di squadra Cherif Traoré che ha poi accettato le scuse del compagno di squadra. Nemer si dice pentito, accoglie la squalifica e parteciperà attivamente al Progetto Migranti della Federazione Italiana Rugby e prenda parte a un percorso di formazione e sensibilizzazione su tematiche di integrazione presso una struttura indipendente.
“Il razzismo non ha e non avrà mai alcun ruolo nella mia vita, come non dovrebbe averne nella vita di ognuno di noi. Sono fortemente rammaricato da ciò che è successo, dalla stupidità del mio gesto, dal dispiacere causato ad un amico, dall’aver arrecato danno alla mia squadra, ai compagni, al Paese che rappresento ed al Gioco che amo. Vengo da un Paese multiculturale come l’Argentina, dove le culture si mescolano da oltre un secolo, e divido da sempre lo spogliatoio ed il campo con compagni ed amici provenienti da tutto il mondo”.