“La vita bugiarda degli adulti”, la recensione della serie distribuita lo scorso 4 gennaio: cosa non funziona nel prodotto Netflix più visionato del momento
Prometteva di essere un capolavoro nel capolavoro, una serie con l’intento di trasporre visivamente quello che la penna di Elena Ferrante ha magistralmente trasmesso tramite la carta stampata. E, in parte, queste premesse sono state mantenute.
Ciò nonostante, la serie diretta da Edoardo De Angelis presenta anche numerose falle rispetto all’impianto della fonte. Cercheremo di darvi una nostra opinione in merito a tutti quegli elementi che, nel prodotto lanciato da Netflix, appaiono stonare rispetto alla materia di partenza.
“La vita bugiarda degli adulti”: la recensione della serie Netflix
Che Valeria Golino e Alessandro Preziosi si siano sempre dimostrati dei fuoriclasse nei rispettivi ruoli interpretati, ormai, è un dato di fatto. Quel che non manca di stonare fin dalle battute iniziali, tuttavia, è proprio lo spazio che il regista Edoardo De Angelis ha ritagliato loro.
Se il personaggio della Golino appare da subito preminente – esattamente come vuole il libro -, le dinamiche che riguardano Andrea (alias Alessandro Preziosi) e Nella (alias Pina Turco) finiscono per passare in secondo piano. Si assiste, con il progredire degli episodi, a repentini cambi di situazioni e di scenari familiari che la Ferrante, all’opposto, aveva stabilito fossero il perno attorno al quale far ruotare l’opera stessa. Giovanna (alias Giordana Marengo), d’altra parte, inizia ad approcciarsi al mondo degli adulti proprio grazie alle figure che animano la sua sfera familiare.
Se l’interpretazione di Valeria Golino sembra risaltare in tutto e per tutto il ruolo che il personaggio di zia Vittoria ha all’interno del romanzo, la funzione di Preziosi e della Turco non appare indagata con la profondità che sarebbe stata necessaria per spiegare il loro rapporto – e di conseguenza la loro influenza – con e sulla protagonista.
Un problema di ostentata sensualità? Cos’altro stona nella serie di Edoardo De Angelis
Di sensualità, nella materia originaria, ce n’è e anche parecchia. Eppure, l’impressione che si ha una volta terminati i 6 episodi che compongono la serie, è che il regista abbia voluto banalizzare questa componente fondamentale del romanzo inserendola anche laddove non necessario.
Giovanna, Ida (Azzurra Mennella) e Angela (Rossella Gamba), nel libro, vengono descritte come poco più che 13enni. Nonostante il loro approccio al mondo degli adulti appaia irruento e brutale fin dal principio, gli abiti e le mise con cui spesso ci vengono proposti i loro personaggi non si rivelano in linea con l’inesperienza e l’immaturità che, di fondo, tutte e tre dimostrano nelle più svariate situazioni.
Anche il personaggio di Nella, sotto questo punto di vista, appare stravolto e snaturato. Se nel romanzo la madre di Giovanna viene delineata come una donna scialba, insignificante, la cui immagine si rende visibile solo se riflessa in quella del marito, nella serie moltissime inquadrature, gesti e movenze tradiscono una sensualità che sembra non appartenere alla materia d’origine.
Un prodotto, dunque, che ci ha restituito molto della trama proveniente dalla penna di Elena Ferrante: le contraddizioni dell’adolescenza, il disvelamento della vita “bugiarda” condotta dagli adulti, i numerosi volti di Napoli. Eppure, per coloro che hanno letto il libro, la serie avrebbe potuto (e dovuto) fare molto di più.